L’Ucraina brucia: cosa succede e chi ha ragione

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MP28
view post Posted on 27/1/2014, 11:46     +1   -1




Roma, 26 gen - Russia e Ucraina: la storia. I rapporti tra Kiev e Mosca sono da sempre caratterizzati da una sorta di legame conflittuale. Il fatto che le antiche tribù slavo-orientali siano state riunite per la prima volta verso la fine del IX secolo in quella che fu chiamata la Rus’ di Kiev fa capire bene l’importanza che ha rivestito l’odierna capitale ucraina nella storia dell’identità nazionale anche russa. I primi elementi di discontinuità all’interno della Rus’ sopraggiunsero nel corso del XIII secolo, quando la parte orientale dello Stato (la futura Russia) fu soggiogata dai tartaro-mongoli, mentre quella occidentale (in seguito, Ucraina) subì l’invasione polacco-lituana. Qui troviamo l’origine di uno dei cardini del nazionalismo ucraino: il carattere europeo di Kiev contro la Mosca asiatica e “barbarica”. Un altro macigno che pesa sui rapporti fra Ucraina e Russia è l’Holodomor, il genocidio ucraino che tra il 1929 al 1933 causò, grazie alle politiche di Stalin, tra 1,5 e 5 milioni di morti. Parallelamente, con l’Urss iniziò un’opera di russificazione linguistica e culturale che Crushev (che era ucraino), nel suo rapporto al ventesimo congresso del Pcus, definirà come “gravi” e “mostruose” violazioni dei principi leninisti sulle nazionalità.

Russia e Ucraina: oggi. I destini dei due paesi continuano a essere profondamente legati. Secondo il censimento del 2001, la minoranza russa in Ucraina costituisce oggi il 17,2% della popolazione del paese. Inoltre in Ucraina il russo rappresenta la madrelingua per più di 14.273.000 cittadini ucraini (29,3% della popolazione totale). Sembra tuttavia che il russo venga usato molto più spesso rispetto al censimento ufficiale, fino a essere parlato a casa da circa il 43–46% della popolazione. In ogni caso, nelle due lingue il 70% circa delle parole sono simili. In generale, l’Ucraina sembra divisa in due macroregioni, orientale ed occidentale, che hanno il fiume Dnepr come frontiera approssimativa. L’est è russofono, industrializzato, tendenzialmente di sinistra, l’ovest è ucrainofono e agricolo, tendenzialmente di centrodestra. A est il ricordo dell’esperienza sovietica è ben presente anche nella toponomastica, laddove invece a ovest la toponomastica sovietica è stata sostituita da una toponomastica ukraine-protests-map-kche celebra l’indipendenza dell’Ucraina. Nel cimitero di Lviv è stato addirittura eretto un monumento ai caduti della Divisione SS-Galiziana composta da ucraini. La mappa pubblicata dal Washington Post dimostra che a partire dal 2010 le proteste hanno interessato la parte ucrainofona del paese che ha votato contro Yanukovych, mentre nulla si è mosso nella parte russofona che ha votato per il presidente in carica.

Perché Kiev ha voltato le spalle all’Ue. Il sogno ucraino è quello di raggiungere l’indipendenza energetica da Mosca entro il 2020. Attualmente, le importazioni di gas russo ammontano a circa 40 miliardi di metri cubi all’anno. Kiev spera di scendere a 5 miliardi di metri cubi entro il 2030. Ma non sarà facile. Il debito che lega Kiev a Mosca, o meglio alla grande azienda statale russa Gazprom, ammonta a circa 1,3 miliardi di dollari. Sino al 2019, inoltre, sono validi i contratti stretti nel 2009, che la Russia non ha intenzione di rinegoziare, a meno che l’Ucraina non entri nell’Unione doganale. È per questo che al vertice di Vilnius del 29 novembre scorso, il presidente ucraino Viktor Yanukovych si è rifiutato di siglare l’accordo di associazione con l’Unione europea sospendendo la firma, prevista dopo un anno e mezzo di trattative, soltanto all’ultimo momento. Di fatto, Putin ha fatto un’offerta che non si può rifiutare: ha messo sul piatto 15 miliardi di dollari e lo sconto sul prezzo del gas. Inoltre, la Russia comprerà lentamente titoli di stato ucraino (nel primo periodo sono previsti acquisti per 3 miliardi).

L’importanza geopolitica dell’Ucraina. Il piano geopolitico di Putin è chiaro da sempre: recuperare all’influenza di Mosca lo spazio ex sovietico. L’Unione doganale eurasiatica va esattamente in questo senso. Senza l’Ucraina, tuttavia, questa ambizione resta incompiuta. Di più: poiché la geopolitica non ammette vuoti, c’è la diffusa percezione che avere Kiev fuori dall’orbita russa significherebbe avere l’America sull’uscio di casa. Ha scritto su gazeta.ru il politologo Georgy Bovt: “Al Cremlino si è diffusa la percezione che una volta raggiunta l’integrazione europea la Nato sia dietro l’angolo − nel senso di carrarmati e missili stazionati nei pressi di Belgorod e Kursk, e di unità di difesa missilistica globale. Nemmeno la donna delle pulizie del Cremlino crede alle rassicurazioni di chi afferma che ‘non siano diretti’ contro la Russia. La ‘perdita’ dell’Ucraina è vista dalla classe dirigente come una minaccia all’esistenza stessa della Russia. Non è un’esagerazione. È considerata una minaccia alla quale occorre opporsi con qualsiasi mezzo. E alla quale in casi estremi, in mancanza di altre soluzioni, si deve rispondere con le armi”. E se questo lo sa Putin, lo sanno anche gli americani. È nota la sentenza del politologo trilateralista Zbigniew Brzezinski: “Senza l’Ucraina, la Russia cessa di essere un impero”. Nel suo La grande scacchiera, lo studioso scriveva: “L’indipendenza dell’Ucraina ha privato la Russia della sua posizione dominante sul Mar Nero, dove Odessa costituiva un avamposto strategico per gli scambi con il Mediterraneo e il più vasto mondo. La perdita dell’Ucraina ha avuto anche enormi conseguenze geopolitiche, poiché ha drasticamente limitato le opzioni geostrategiche della Russia. Anche senza i Paesi Baltici e la Polonia, una Russia che avesse conservato il controllo sull’Ucraina poteva ancora cercare di fungere da guida di un impero eurasiatico risoluto, dove Mosca avrebbe dominato i non slavi del Sud e nel Sud-Est dell’Ex Unione Sovietica”.



Perché le proteste? Indipendentemente dalla funzione oggettiva delle manifestazioni all’interno del quadro politico globale, è assolutamente certo che nella percezione soggettiva dei manifestanti l’Ue o gli Usa non c’entrano nulla con le proteste. Le piazze non si sono riempite dopo la mancata firma dell’accordo con l’Ue, le proteste erano cominciate in sordina già prima. Le bandiere europee ci sono state solo i primi giorni e più che altro per ottenere attenzione dall’occidente. In realtà, la protesta è fondamentalmente anti-Yanukovych. Il presidente ucraino ha portato alle stelle il livello di corruzione nel Paese, contornandosi di nuovi oligarchi e arricchendosi personalmente in modo smodato, in netta controtendenza con il resto della popolazione. A ciò si aggiunga anche il mai sopito sentimento anti-russo di parte della popolazione dell’Ucraina occidentale.

Chi sono i nazionalisti in piazza? L’opposizione istituzionale, guidata da personaggi incapaci quando non da brutte copie in salsa atlantista dello stesso Yanukovych (è il caso della Timoshenko, per esempio) è stata ben presto scalzata dalla protesta di piazza nazionalista. L’informazione occidentale si è molto soffermata sul ruolo di Svoboda, il partito fondato nell’ottobre 1991 con il nome di Partito Social-Nazionalista d’Ucraina (il nome attuale significa invece “Libertà”). Dopo alcuni risultati ucraina4irrisori, il partito è balzato agli onori delle cronache per il 10,4% dei consensi ottenuto alle elezioni parlamentari ucraine del 2012, per un totale di 38 seggi in Parlamento. Pur avendo contrastato fortemente la “rivoluzione arancione” del 2004, Svoboda presenta oggi un chiaro orientamento filo-occidentalista, fino a chiedere l’entrata nella Nato dell’Ucraina. Il dato saliente, tuttavia, è che Svoboda è ben lungi dal monopolizzare la protesta dei nazionalisti, dai quali viene anzi bollata come un partito vecchio e incline – almeno nei suoi vertici – al compromesso. L’anima della protesta nazionale è invece Pravy Sektor (“Settore di destra”). Il quotidiano britannico The Guardian ha intervistato Andriy Tarasenko, uno dei leader del movimento, che ha dichiarato: “Unirsi con l’Europa sarebbe la morte dell’Ucraina. Europa significa la morte dello Stato-nazione e la morte del cristianesimo. Noi vogliamo un’Ucraina per gli ucraini, gestita da ucraini, e non serva gli interessi degli altri”. Tarasenko ha aggiunto che l’obiettivo del gruppo è una “rivoluzione nazionale” che si tradurrebbe in una “democrazia nazionale” con nessuna delle trappole del “liberalismo totalitario” che l’Ue rappresenta. Anche Ihor Zahrebelnyj, membro del movimento nazionalista ucraino Tryzub che poi ha dato vita a Pravy Sektor, ha spiegato – proprio al Primato Nazionale - che “i nazionalisti ucraini non possono, in nessun caso, sostenere il regime criminale Yanukovych. Tuttavia è altrettanto impossibile sostenere l’opposizione. Questo è il motivo per cui alcuni movimenti nazionalisti hanno deciso di sostenere le proteste, ma cercando di dare una svolta diversa rispetto a quella auspicata dalla maggioranza dell’opposizione [...]. Per quanto riguarda l’approccio geopolitico, stiamo cercando di convincere i manifestanti che l’asse con l’Ue deve essere messa da parte puntando ad un progetto puramente nazionalista. Riteniamo comunque l’attuale opposizione liberale come un male minore e la consideriamo come un alleato temporaneo”. Non è casuale, comunque, che il Dipartimento di Stato statunitense abbia chiaramente preso le difese dell’opposizione, aggiungendo però che “le azioni aggressive dei membri del gruppo di estrema destra Pravy Sektor non sono accettabili”.

Chi ha ragione? Soggettivamente è facile solidarizzare con la protesta nazionalista: le ragioni storiche e politiche dei manifestanti sono più che valide. In piazza ci sono tanti patrioti onesti, a reprimerli c’è un governo corrotto e mafioso. La politica, tuttavia, si basa sulla distinzione fra l’empatia soggettiva e ciò che invece è oggettivo, ovvero ciò che riguarda la realtà nella sua globalità. Ora, su questo livello dell’analisi, la funzione della protesta appare chiara. L’anelito a una sovranità nazionale piena, non appaltata a potenze esterne – siano esse la Russia o vladimir_putin_01l’Ue/Usa – è certo condivisibile ma come opzione politica reale sembra un po’ superficiale. Come abbiamo visto, né Washington né Mosca riescono a concepire un’Ucraina davvero indipendente e si adoperano concretamente affinché non sia tale. Ora come ora, malgrado i lodevoli propositi di terzietà, i ribelli rischiano fortissimamente di essere funzionali alle trame atlantiste. Del resto lo slogan “Ucraina agli ucraini” vuol dire poco, posto che anche se Kiev fosse governata dai nazionalisti dovrebbe pur avere una politica estera, una strategia energetica, una visione commerciale e militare. Per la sua storia, per la sua composizione etnoculturale, per la sua posizione geografica, l’Ucraina è destinata a confrontarsi con la Russia. Può esserne vassalla, prospettiva che legittimamente non piace agli ucraini. Può essere alleata alla pari. Oppure può esserne nemica, finendo fatalmente nelle braccia degli avversari di Mosca. E qui entra in gioco un’altra domanda: quanto i nostri interessi coincidono con quelli della Russia? Il che equivale a interrogare il fenomeno Putin. Ora, Valdimir Putin è un leader cinico, che sa fare il gioco sporco, che persegue gli interessi russi e non certo valori “universali” o ideali di giustizia. Combatte per sé, non per noi. Non verrà a salvarci quando avremo bisogno di lui. Se, quindi, una certa fascinazione putinista lascia il tempo che trova, è tuttavia vero che Putin rappresenta la maggiore novità geopolitica dalla caduta del Muro di Berlino in poi. La sua funzione strategica è oggettiva, indiscutibile (Siria docet): egli, oggi, rappresenta l’unica speranza per la creazione di un mondo multipolare. L’interesse che egli acquista ai nostri occhi non è dovuto all’ordine che egli porta all’interno ma al disordine che porta all’esterno. A questo disordine, che poi è solo la creazione di un ordine diverso, l’Ucraina e l’Europa possono decidere se partecipare da serve o da protagoniste.

http://http://www.ilprimatonazionale.it/20...chi-ha-ragione/
 
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view post Posted on 20/2/2014, 14:35     +1   -1
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1° Colonnello

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Ma cosa diavolo ha scatenato l'escalation degli ultimi due giorni?
Di colpo patatrac.... 30 morti, 400 feriti, 50 poliziotti in ostaggio dei ribelli.... che diavolo sta succedendo?
 
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view post Posted on 20/2/2014, 21:23     +1   -1
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Capitano

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Visto che pare che i cadaveri recuperati portano colpi alla fronte, alla gola o al torace, è ben evidente che si tratta di cecchini e, perciò, di persone messe li apposta per provocare un'escalation. A che scopo davvero non saprei e da che parte stiano i cecchini pure. Non è detto che siano stati messi li dal governo.
La cosa certa è che nessuno può fare assolutamente nulla per l'Ucraina e gli urcraini. Nessuno muoverà un dito e non sono certo le patetiche sanzioni sui capitali all'estero o l'embargo sugli armamenti utilizzati per reprimere le proteste (questa poi...) che daranno risultati.
Il futuro per l'Ucraina si fa sempre più scuro e nebuloso.
 
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view post Posted on 21/2/2014, 10:27     +1   -1
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Tenentecolonnello

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Il mio modestissimo parere é che smeplicemente si stà arrivando ad una progressiva resa dei conti frutto di tanti fattori.

-La sensazione degli ucrainofoni di perdere il treno per l'Europa (vista come uno status simbol e l'unica speranza di salvezza) dopo il fallimento dell'intesa a Vilnius
- La sensazione degli ucrainofoni di essere abbandonati da Bruxelles
- La sensazione degli ucrainofoni di rischiare di ritornare ad essere una provincia russa
- La sensazione dei russofoni di star perdendo la possibilità di tornare con la Madrepatria
- La paura degli oligarchi di dover subire un processo di 'glasnost' che potrebbe far saltare il sistema corroto e clientelare da loro messo su dopo il crollo dell'Unione Sovietica
- La paura dei russi di avere alle proprie porte non più un impenitente ma redarguibile figlio ribelle ma un nemico vero e proprio
- Gli interessi strategici ed economici russi in Ucraina
- Lo scontro tra i nazionalismi ucraino e russo nel Paese che é misto
- Gli interessi europei di un'Europa che non sa nemmeno decidere chi mandare a parlare con gli ucraini
- L'eterna sfida USA-Russia con l'Europa che non capisce nemmeno come ci si siede correttamente ad un tavolo del genere
 
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cohimbra
view post Posted on 21/2/2014, 10:51     +1   -1




L'articolo è molto interessante, grazie a MP28 per averlo postato
 
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view post Posted on 21/2/2014, 11:37     +1   -1
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1° Colonnello

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e oltretutto, se non sbaglio c'è anche il fatto non trascurabile dell'arsenale nucleare ex-Urss...se non erro....
 
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view post Posted on 21/2/2014, 11:49     +1   -1
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Generale di brigata

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non hanno armi atomiche in Ucraina, le hanno cedute poco dopo l'indipendenza per immane pressioni americane
 
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view post Posted on 21/2/2014, 11:54     +1   -1
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CITAZIONE (gyjex @ 21/2/2014, 11:49) 
non hanno armi atomiche in Ucraina, le hanno cedute poco dopo l'indipendenza per immane pressioni americane

Ahhaaa..ok...,mi permetto di dire: meno male!!
E a gasdotti e oleodotti verso l'EU come sono messi?
 
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view post Posted on 21/2/2014, 12:52     +1   -1
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Generale di brigata

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non hanno gasdotti atomici in Ucraina, li hanno ceduti poco dopo l'indipendenza per immani pressioni americane
 
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view post Posted on 21/2/2014, 13:38     +1   -1
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1° Colonnello

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CITAZIONE (gyjex @ 21/2/2014, 12:52) 
non hanno gasdotti atomici in Ucraina, li hanno ceduti poco dopo l'indipendenza per immani pressioni americane

Ma che pirla che sei!! :asd: :asd: :asd: :asd: :asd: :asd: :asd:
 
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view post Posted on 21/2/2014, 14:13     +1   -1
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Tenentecolonnello

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Biondi, leggetevi un attimo questo se avete voglia...

http://temi.repubblica.it/limes/lucraina-e...i-balcani/58353
 
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view post Posted on 21/2/2014, 14:42     +1   -1
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Generale di brigata

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mah... secondo me non ci sarà nessuna escalation ne smembramento, non conviene a nessuno, ne ai russi ne tantomeno agli occidentali... E poi non ci sono montagne da cui avviare una guerra civile ne frontiere bucherellate da cui alimentarla ne nazioni disposte a rischiare per foraggiarla, il più che può succedere è inviare uomini, coperti e no, per vigilare sul flusso di idrocarburi... Non c'è massa critica per ideologia o religione per scatenare una reazione consistente.
 
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von kleist
view post Posted on 21/2/2014, 15:34     +1   -1




ma solo io sento un pesante fetore tedesco dietro a tutto questo?
 
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view post Posted on 24/2/2014, 11:39     +1   -1
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1° Colonnello

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CITAZIONE (von kleist @ 21/2/2014, 15:34) 
ma solo io sento un pesante fetore tedesco dietro a tutto questo?

A pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca! :asd:

Infatti...come diceva il sommo Gj, la cosa si è risolta con un centinaio di morti (sigh!!) e il presidente fuggito come un qualsiasi Bokassa sul primo elicottero... e chissà dove è andato eh?!!
Adesso vediamo come si muovono l'UE e la Russia....chi se la gioca meglio vince l'Ucraina....
 
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MP28
view post Posted on 24/2/2014, 12:24     +1   -1




Ucraina: lo stretto sentiero per una terza via

Roma, 23 feb – Aldo Moro venne ucciso per le scelte politiche estere ed energetiche che aveva intrapreso e in particolare per l’accordo strategico passato con i palestinesi.

La sua pelle la volevano Kissinger, gli israeliani, i francesi e gli inglesi.

Ergo, per un osservatore lontano nello spazio e nel tempo, Moro è un martire e le persone per bene dovevano stare con lui.

Osservando più da vicino si scopre però che il leader democristiano era il principale alfiere del Compromesso storico e promuoveva quella coalizione di governo e di sottogoverno che i fascisti e perfino gli anticomunisti li perseguitava, li massacrava e che volentieri li avrebbe impiccati. Il suo padrino era papa Montini, regista del Concilio Vaticano II, che aveva avuto un ruolo di rilievo nelle congiure contro l’Asse. Ergo: nessun fascista avrebbe potuto sostenere Aldo Moro a meno di essere masochista e insano di mente.

Perché parlo di Aldo Moro oggi? Solo per fare un parallelo che ci aiuti a comprendere quel che accade in Ucraina e come sia assurdo prendere una posizione manichea per esclusivo ragionamento energetico o geopolitico.

In Ucraina i sovietici fecero carne da porco massacrando sette milioni e mezzo di persone e determinando una migrazione russa e russofona nell’est del Paese, oggi etnicamente e linguisticamente diviso.

L’Urss ha ereditato dalla Russia Zarista l’idea che l’Ucraina sia una sua provincia, gli ucraìni invece si considerano Nazione.

Dopo l’implosione dell’Urss e della successiva Csi, le due concezioni permangono e si oppongono.

La minoranza russofona che oggi – o forse è opportuno dire fino a ieri – ha le mani sul governo, è particolarmente arrogante, si riconosce nella continuità della nomenklatura comunista, si nutre di retorica bolscevica, è prepotente. Le statue degli eroi nazionali ucraìni sono state divelte e plasticate.

Gli ucraìni si sentono minacciati dalle ingerenze russe (o quantomeno da quelle dei partigiani russofoni) e cercano sponda in Occidente. Sicché Soros finanziò la “rivoluzione arancione” che era così poco consona allo spirito profondo degli ucraìni che riuscì a fallire miseramente fino a far scegliere, anche da una parte dell’elettorato nazionalista, alle elezioni successive un governo russofono che si presentava come moderato ma che presto tradì le promesse.

Oggi siamo in piena guerra mondiale scatenata sulle arterie energetiche.

In questa guerra mondiale si vuole paralizzare la pipeline naturale che l’Ucraina rappresenta come congiunzione tra Russia ed Europa.

Alle prepotenze stupide di una minoranza filo-moscovita, probabilmente molto più intransigente di quanto lo sia lo stesso Cremlino, hanno fatto seguito i cerini sulla benzina accesi dal pianeta Soros, con tanto di fondazioni democratiche e di contractors angloamericani e isrealiani.

Lo scopo: la guerra civile e la divisone dell’Ucraina in due Stati.

Si può evitare?
Solo se si dà vita ad una lunga e corretta trattativa, che poi è quello che sembra aver deciso Putin, stanco dell’esuberanza infantilistica dei suoi ultrà locali. Una trattativa alla quale dovrebbero partecipare Francia, Germania e Polonia. Ovverosia i partners principali della politica e dell’economia eurorussa che Putin non ha ancora accantonato, per nostra fortuna.

Trattative difficilissime ma non impossibili.
Ora, il ruolo dei nazionalisti ucraìni, ai quali non può non andare la nostra simpatia, la nostra solidarietà e la nostra partecipazione, diventa delicato e decisivo.

Si tratta di denunciare la manovre di Soros e dei suoi fratellastri e di scalzarne le ingerenze con opera assidua di sorveglianza e d’inchiesta.

Si tratta di rivendicare il nazionalismo ucraìno e la non negoziabile indipendenza nazionale ma, al tempo stesso, di accogliere la necessità di un rapporto privilegiato con la Russia, sia per ragioni economiche ed energetiche, sia per prospettiva di divenire storico, sia perché, dal punto di vista dello scontro di civiltà e di cultura che oggi contrappone Mosca e l’Occidente, l’Ucraina è nello stesso campo di Putin e non può cambiarlo in nessun modo senza mutar pelle e anima.

Un compito delicato ma essenziale, il loro. Il nostro invece è quello di abbandonare le categorie del tifo e anche quelle dell’astrazione teorica per raggiungere un’empatia reale con chi ci è idealmente ed antropologicamente affine e per dare il nostro piccolo contributo nella giusta direzione. Per paradossale che sia (ma ogni scelta essenziale nasce nel paradosso) questa è per l’indipendenza ucraìna nella collaborazione ferma con la Russia di Putin.

Et et, non aut aut.

Ce la si può fare.

http://www.ilprimatonazionale.it/2014/02/2...-una-terza-via/
 
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86 replies since 27/1/2014, 11:46   960 views
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